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5 strategie che uso per leggere di più

5 strategie che uso per leggere di più

Leggere è senza ombra di dubbio una delle abitudini migliori che ho instaurato nella mia esistenza (la migliore?). Però non sono sempre stato un buon lettore. Anzi per gran parte della mia vita ho letto poco e niente (più niente che poco).

Come ho fatto ad amare la lettura e a farla diventare una pratica regolare?

Guardandomi indietro ho trovato almeno 5 strategie che ho applicato su me stesso, più o meno inconsciamente, e che mi hanno portato a leggere di più.

Leggere dev’essere facile

Al mio stato naturale io sono estremamente pigro. Non voglio fare le cose. Mi secca. Voglio oziare tutto il giorno passando dal fare niente al fare nulla e dal fare nulla al fare niente.

Per tirarmi fuori da questa condizione di inerzia devo spendere forza di volontà che, come ho imparato, è una risorsa molto scarsa. Ogni giorno mi sveglio con con un quantitativo limitato di forza di volontà che devo cercare di usare nel modo più oculato possibile per non esaurirmi e ripiombare nell’ozio totale.

Uno dei modi migliori per risparmiare forza di volontà è di rendere facilissimo ciò che devo o voglio fare. Più un’attività è facile meno forza di volontà mi servirà per iniziarla.

Una prima applicazione di quest’idea alla lettura consiste nell’avere il libro sempre a portata di mano: accanto alla scrivania, accanto al letto, accanto al gabinetto. 👀

Questo consiglio diventa un po’ difficile da applicare se ci si ostina a usare libri fisici. Un libro fisico può stare in un solo posto. Quante copie devi comprarne per averne una ovunque ti serva? Ma c’è di peggio: i libri fisici sono scomodi per natura, in netto contrasto con la facilità a cui aspiriamo. Li devi tenere in mano, sono ingombranti, sono pesanti, devi sfogliare le pagine, se li appoggi le pagine prendono vita propria, quando ti vuoi coricare non sai più come tenerli o dove metterli.

I libri fisici sono una disgrazia. Ecco, l’ho detto.

E lo so che incontrerò opposizione perché sono ben consapevole dell’esistenza degli aristocratici della lettura. Lo so che vogliono tenerli, accarezzarli, vogliono sfogliare le pagine, vogliono sentire l’odore di parole stampate su alberi morti.

Per favore, basta con queste tendenze macabro-retrò.

La soluzione si chiama Kindle.

Il Kindle è uno degli acquisti migliori che io abbia fatto nella mia esistenza. Lo dico ogni volta che se ne parla e lo dirò per sempre finché se ne parlerà. Non pesa niente, è comodissimo da usare, e contiene infiniti libri. (Ok, non proprio infiniti ma di sicuro più di quelli che contiene… rullo di tamburi… un libro!)

Inoltre il dispositivo è sincronizzato con il mio account Amazon, il che significa che tutti questi infiniti libri me li ritrovo sia sul telefono (dove c’è l’applicazione Kindle), sia sull’iPad (dove c’è l’applicazione Kindle), e sia sul computer (esatto: dove c’è l’applicazione Kindle). E non sono solo i libri ad essere sincronizzati, ma anche le evidenziazioni, le note, e il progresso di lettura. Quindi se ieri sera ero a letto a leggere sul Kindle e ora sono sul gabinetto, dal dentista, sul treno, o appeso all’elastico del bungee jumping, posso prendere il telefono e continuare a leggere esattamente da dove ho lasciato.

Ormai l’adattamento edonistico mi ha abituato alla comodità della lettura. Ho imparato che leggere è comodo. Ma non è veramente così. Non lo è perché ci sono gli aristocratici della lettura che perseverano con i libri cartacei. Ne ho dovuto leggere uno qualche tempo fa ed è stata una sofferenza.

È arrivato il momento di dire basta. Unisciti anche tu al fronte di resistenza all’aristocrazia della lettura. ⚔️

Imparare ad abbandonare i libri

Questo è un punto che ancora non ho interiorizzato del tutto ma su cui sono diventato più bravo di quanto non fossi tempo fa.

Abbiamo questo strano preconcetto per cui quando iniziamo un libro ci sentiamo in dovere di finirlo anche se non ci piace. Non ci diamo il permesso di abbandonarlo e iniziarne a un altro. Non ho idea da dove venga questa tendenza. Forse è una specie di timore reverenziale che proviamo nei confronti della lettura. Forse è un precetto che ci hanno inculcato a scuola. Forse è solo l’ennesima istanza della nostra smania di completamento. 🤷‍♂️

È un comportamento che potrebbe anche apparire positivo a prima vista. Potrebbe sembrare una spinta a leggere il libro per finirlo, ma nella realtà diventa un ostacolo che ci fa passare la voglia di leggere (e forse anche di vivere). Da una parte non vogliamo abbandonarlo, ma dall’altra comunque non lo leggiamo o lo leggiamo di malavoglia. Sicché il tutto, semmai, genera una repulsione per la lettura.

Ma non c’è niente di mistico nei libri. Nessuno verrà ad arrestarci se non siamo riusciti a finire Delitto e castigo. Il libro non ti piace? Prendilo e buttalo dalla finestra. (Calma. È solo una metafora. Non farlo che poi ammazzi qualcuno e ti finisce male.)

Se proprio non ce la fai ad abbandonarlo definitivamente, inganna il tuo cervello iniziandone un altro in parallelo. Così quando vuoi leggere hai due opzioni:

  1. se ti senti motivato, pieno di forza di volontà, in vena di autoflagellazione, o se stai semplicemente attraversando un periodo masochista puoi scegliere di leggere il libro che non ti piace e che “si merita di essere finito” (non si sa bene perché)
  2. oppure, se non hai molta voglia di farti del male da solo, puoi scegliere il libro che hai iniziato in parallelo

Ovviamente si suppone che l’altro libro sia stato scelto in modo da non essere uno strumento di tortura, altrimenti mi sa che la colpa sta iniziando a diventare anche un po’ tua.

Leggi ciò che ami finché non ami leggere

Qualche tempo fa ho letto un libro intitolato The Almanack of Naval Ravikant. È una raccolta di pezzi di interviste, citazioni, tweet di questo Naval che non conoscevo molto bene prima di leggere questo libro (a dirla tutta non lo conosco molto bene neanche dopo averlo letto).

Il libro contiene un po’ di spunti interessanti, ma in particolare uno che fa al caso nostro e che non è altro che il titolo di questa sezione.

Read what you love until you love to read

È un consiglio intelligente e che mi sono reso conto di avere applicato in maniera spontanea circa 9 anni fa quando ho iniziato a leggere regolarmente per la prima volta nella mia vita.

Perché è importante?

Facciamo finta che tu sia un nabbo non abituato alla lettura. Quello che potresti pensare di fare è di andare a zonzo nel magico interweb per cercare liste dei migliori libri da leggere. E di liste su internet ne trovi quante ne vuoi: Top grandi classici, Top 10 libri da leggere prima di morire, Best autori della storia, Top 10 libri nell’universo, e così via.

Il problema di queste compilation è che, di solito, non sono adeguate a chi è nuovo alla lettura perché sono stilate da persone che già leggono molto e che quindi hanno avuto occasione di sviluppare la loro sensibilità al medium. Sono sicuro che in queste liste trovi libri importantissimi, capolavori, opere d’arte, e scritti veramente unici, ma sono anche sicuro che in gran parte non saranno adatti a un vero novizio.

E tu che ti aspettavi di trovarci testi incredibili che ti avrebbero fatto venire una voglia pazzesca di leggere, ne inizi uno, magari un classico di fama mondiale, e ti sfracassi le palle dopo 2 pagine.

La strategia corretta è di partire leggendo ciò che già ti piace (ciò che ami). Se ti piacciono le storie d’amore leggi romanzi rosa. Se ti piace il fantasy leggi saghe fantasy. Se ti piacciono i videogiochi leggi libri sui videogiochi. A me piacciono molto le storie sui viaggi nel tempo e infatti sono su questo argomento alcuni dei libri che più mi hanno tenuto incollato al Kindle.

Partendo da ciò che ami sarai invogliato a leggere non perché già apprezzi la lettura in sé, ma perché ti interessa quel genere/soggetto/libro. Poi col tempo inizi a sviluppare una tua sensibilità alla lettura e impari ad amarla. È un po’ come succede per il caffè: la prima volta che lo assaggi ti fa schifo perché è amarissimo e quindi sei costretto a riempirlo di zucchero. Poi, a poco a poco, inizi a notare tutta una serie di aromi e caratteristiche di ogni caffè e impari ad apprezzarlo in quanto tale: la tua sensibilità si va sviluppando.

Io ho amato Pensieri Lenti e Veloci e l’ho trovato uno dei libri più interessanti che ho letto. Però non lo consiglierei mai a chi non è abituato a leggere o già interessato all’argomento, perché guardandolo oggettivamente mi rendo conto che potrebbe apparire piuttosto arido, visto che è il racconto di una serie di esperimenti. Se avessi provato a leggerlo prima di aver sviluppato sensibilità e interesse adeguati probabilmente non l’avrei completato o l’avrei fatto controvoglia.

L’automatismo della routine

I periodi in cui leggo di più corrispondono a quelli in cui la lettura compare nelle mie routine.

Quando lavoravo a Torino dovevo prendere ogni mattina il bus per andare in ufficio. La stessa cosa, a percorso invertito, dovevo fare ogni sera. Invece di buttare al vento tutte quelle ore mensili, avevo inserito la lettura nella mia routine:

  1. salire sul bus
  2. prendere il telefono e leggere

Per me era diventato automatico. Salito sul bus non mi chiedevo “cosa posso fare oggi?”. Salivo → leggevo. Salivo → leggevo. Salivo → leggevo.

Ora che lavoro da casa e non ho più bisogno di prendere l’autobus la mia routine si è spostata alla pausa pranzo:

  1. mangiare
  2. tornare in camera e leggere

Anche qui non c’è il dubbio, non mi chiedo cosa fare in pausa pranzo. Mangio → leggo.

La stessa cosa faccio la sera quando vado a dormire (anche se in maniera meno costante): mi metto a letto → leggo. (Sicuramente meglio di usare il telefono che ti sparaflasha la luce nel cervello e ti fa dormire peggio.)

Quindi, in che routine giornaliera inserirai la lettura?

Il mantra del > 0

A volte ci convinciamo che non abbia senso iniziare a fare qualcosa se non per dedicarci un certo quantitativo di tempo ed energia.

Potremmo essere convinti che non abbia senso mettersi a studiare se è solo per 20 minuti, fare esercizio fisico se è solo una camminata, iniziare a meditare se è solo per 5 minuti. Potremmo essere convinti che non abbia senso prendere il libro (coff coff, il Kindle) e leggere se è solo per 2 pagine. “Che senso ha mettermi a leggere se non per almeno un capitolo?”

Quest’idea bislacca è una scusa che ci raccontiamo e che serve solo a procrastinare e ostacolarci dato che:

  • impone un requisito minimo di tempo ed energia sotto il quale non vale la pena leggere (perché? chi l’ha stabilito?)
  • impone un requisito minimo di forza di volontà che, come abbiamo imparato, è una risorsa scarsa e preziosa

Invece è meglio poco che niente.

Se mi hanno messo una riunione presto dopo pranzo e mi ritrovo solo 5 minuti prima di tornare a lavoro potrei giustificarmi dicendomi che “oggi non c’è tempo per leggere”. E invece no. Il tempo c’è. Meglio poco che niente. Anche fosse solo per 2–3 pagine. 2 > 0. (E in ogni caso 2–3 pagine al giorno significa 2–3 libri all’anno, che non è poco.)

Questo è un altro di quei consigli che funzionano ben oltre la lettura visto che aiuta a diminuire la forza di volontà richiesta. Io l’ho soprannominato Il mantra del > 0, perché quando lo metto in pratica mi ripeto “> 0”. Ne ho parlato in maniera un po’ più estesa in un articolo dedicato.

In conclusione

Leggere ha cambiato il mio modo di pensare e ha influenzato pesantemente chi sono diventato nel tempo. È uno dei medium di intrattenimento più stimolante e arricchente ed è uno dei modi più economici e profondi per accedere alla conoscenza.

Detto ciò, a dispetto del titolo di questo articolo e dal reading challenge a cui partecipo ogni anno su GoodReads, il numero di libri letti non è veramente importante e non vedo perché dovrebbe esserlo.

Riflettiamo un attimo sugli obiettivi della lettura:

  1. se leggi romanzi lo fai per intrattenerti, svagarti, appassionarti alla storia, immergerti in un altro universo
  2. se leggi saggi lo fai per imparare qualcosa, stimolare pensieri, guardare le cose da una prospettiva nuova

Nel primo caso perché dovrebbe interessarti se in 10 ore hai letto 10 libri o ne hai letto solo 1? L’importante è che hai passato quelle 10 ore immerso nel piacere della lettura.

E anche nel secondo caso, a cosa ti serve leggere 200 libri in un anno se poi non ti ricordi neanche i titoli, figuriamoci il contenuto? Meglio scendere a fondo su ogni libro, riflettere, prendere appunti, rielaborare (tipo come provo a fare io col metodo Zettelkasten) piuttosto che leggerne un’infinità di cui poi ti rimane poco e niente.

No?

Buona lettura.